On Any Sunday

Ogni domenica è così, in fondo lo sappiamo tutti. Non importa quello che abbiamo fatto nel resto della settimana, non importa che lavoro facciamo, da dove veniamo, quanto siamo alti e se soffriamo di fenorra cronica alle adenoidi; la domenica mattina siamo tutti uguali. Per un solo giorno possiamo essere meccanici, viaggiatori, cazzari, artisti della curva pennellata, dello sterrato caiunno o della pinna sgaggia in centro. E sì, parliamo anche con il nostro gergo motociclettaro tamarro, ci fa sentire parte di una setta oscura, una massoneria fancazzista sporca di terra e olio.
Questa in realtà è la cronaca di un semplice giro in moto domenicale, niente di che. Ma alla fine sono questi giri, con il loro carico di imprevisti e sorprese, a farti respirare.




Non siamo certo Mert Lawwill, Malcolm Smith né tantomeno Steve McQueen, tre dei tanti eroi del documentario del '71 "On Any Sunday", ma a nostro modo condividiamo tanto della filosofia di quello splendido spaccato sul vero motociclismo. Della serie, "quando non sto sulla moto, è perché ci sto lavorando". In questo film seguiamo il regista mentre ci fa scoprire ogni forma di motociclismo sportivo e/o amatoriale in voga negli anni '70, dal dirt track al circuito su strada, alla corsa nel deserto, gare di continuità e semplici pistonate in spiaggia con gli amici; ma soprattutto abbiamo modo di conoscere le persone dietro queste discipline, persone genuine e vere, con grinta e passione, con un manico da paura, il pelo sullo stomaco ed i piedi per terra. Per chi ama le moto con un carattere, il vintage e la storia di questo bel mondo, e magari è stufo di un certo motociclismo patinato, sovraesposto e monotono, è qualcosa da non perdere.


Tralasciando il riferimento più che dovuto al film in questione (non solo perché gli ho rubato il titolo, merita davvero! Guardatelo! GUARDATELO! GUARDATELO HO DETTO), torniamo alla nostra uscita. 
Ultima domenica di marzo, a Roma fa già caldo, hanno aperto le gabbie e le strade sciamano di moto. Tre caballeros si danno punta al fungo dell'Eur, ritrovo abituale di ogni crew, gruppo informale, chapter, MC e rispettabili gentiluomini di Roma sudovest. Siamo io, Danny, e il Maestro di Stile Petronius Arbiter Elegantiae (su due ruote e non), il grande ChopperSte.



Tra personaggi noti e meno noti che bazzicano lì arriva ad un certo punto il grande Kinge, che pian piano s'è fatto un nome fra i motociclisti romani per la sapienza ed il gusto con cui modifica le sue motociclette e quelle di amici ed aficionados.
Si presenta in sella ad un Nt rivisitato e rinominato Saligia (le iniziali dei 7 vizi capitali, ovvero tutto quello che ha dovuto fare per finire il mezzo), un ottimo ferro, con carattere e stile, che strizza l'occhio al Giappone ed al Club Style, ma sempre con individualità. Chi di voi legge LowRide l'avrà probabilmente vista.



Finalmente dopo una chiacchierata col Kinge decidiamo di andarcene a cazzeggiare sull'Aurelia, verso la costa nord. Il fine sarebbe quello di strozzarsi di pasta alle vongole a Banzai, capitale del surf italiano. Pigramente mettiamo in moto i mezzi e ci godiamo i raggi del sole, socchiudendo gli occhi sotto i caschi. Qui Ste si concede un attimo di riflessione su questo pazzo pazzo mondo.



Più avanti attraversiamo il ponte di Palidoro. 



Mi piace fare i ponti con la moto, e voltarmi a guardare chi ho dietro. Sarà per l'improvviso spazio aperto che un ponte offre alla vista di chi lo attraversa. Un po' come questa leggendaria foto di Danny Lyon (a proposito di finestre sul vero motociclismo).


Ed ecco qua il punto di vista da cui ogni mattina mi ritrovo a guardare il mondo. Life behind bars. A me piace più come la spiega il guru Max Schaaf...c'è qualcosa nel vedere la strada che ti sta davanti attraverso le proprie mani, strette ed in alto davanti agli occhi, che ti mette bene. Impugni il tuo zbar o tbar o ubar o VFCLbar, ed è come se stessi balzando, artigli in avanti.



L'imprevisto si presenta ad un semaforo non mi ricordo neanche dove. Accelero e la moto comincia a fare un suono davvero agghiacciante, lo sento sotto e in avanti, quasi come se il pistone battesse violentemente in testa. Penso che l'olio è vecchissimo, che magari è quello il problema, spero solo di non aver scardinato il pistone! Chiaramente il panico lascia spazio all'amarezza ("Dc potevo pensarci prima! Mannaggia alla put****!" e corollari del caso), subito dopo penso al da farsi: se è l'olio che non ce la fa più, può darsi basti un cambio. Siamo abbastanza fortunati da trovare un benzinaio aperto che ci vende dell'olio, e in una rimessa di carri attrezzi ci prestano una bacinella per l'olio vecchio. Sotto la vigile sorveglianza di un bel cagnone ci mettiamo al lavoro.



Ricordo un mio amico che una volta mi disse che annusare l'olio motore nuovo di pacca gli dava soddisfazione; ricordo anche che mi sembrava una cosa da psicopatici. Qualche anno e qualche km dopo, devo ammettere di aver cambiato idea, lo faccio anch'io e mi piace da matti. Come pure è bello sporcarsi le mani su un motore, andare a ravanare nel grasso, scoprire cose che non avevi mai visto in quella meccanica sigillata e misteriosa, tipo un bimbo che smonta e rimonta i suoi giocattoli: "the future belongs to the few of us still willing to get our hands dirty".



Ultimato il cambio, è il momento della verità: accendo, il motore gira decisamente meglio (ci voleva poco, l'olio vecchio era praticamente acqua), ma il rumore c'è sempre. Ci accorgiamo di una piccola vite di merda che si è allentata sul disco: ad ogni giro di ruota sbatte contro la forcella, fa quel rumoraccio e fa rallentare la moto, come se fosse un problema di motore. La tolgo del tutto e il problema scompare. Smadonnando per la stupidità, penso che in ogni caso ci ho guadagnato un cambio d'olio, cosa comunque dovuta. Siamo pronti a ripartire, sciorinando tutto il repertorio di Germano Mosconi.



Ci fermiamo a Santa Severa, al bellissimo castello sul litorale. 



Si parla delle tre priorità della vita. F, M e H.



Un tizio con fare amichevole ci si avvicina, dicendo che tutti i suoi amici si sono conigliati il giro in moto con lui, e che quindi ha ripiegato su una giornata di pesca. Chissà se ha preso qualcosa. Se c'è giustizia nel mondo, per il sorriso che aveva avrà preso come minimo un melanoceto gigante.



Più avanti, a Banzai, il nostro pusher di vongole è pieno. Ripieghiamo su un ristorante poco più in là, buono uguale ma decisamente più pettinato: splendide famiglie in riunione, gruppi di carampane assatanate, bimbi dall'aria dolcissima che ruttano come se non ci fosse domani, ragazze con la prima gonna di primavera...a noi tre, sporchi di olio e pieni di tatuaggi, ci relegano nel tavolo delle cloache. Ma siamo i re dell'angolo, ridiamo come matti per le cose più idiote e ci goliamo qualsiasi cosa sia commestibile. 
Decidiamo di allungarci verso Santa Marinella, magari un ultimo caffè prima del ritorno.



Lasciamo con insolenza le moto sul marciapiede.



Si sta bene al sole, tanta gente, quasi si potrebbe azzardare il primo bagno di stagione.



Un tuono scuote la cittadina: arriva una banda di arlisti nostri amici. Ci vedono e parcheggiano in una lunga fila lungo il marciapiede, comincia un raduno spontaneo e improvvisato. Bello quando ci si incontra così, per caso. 



Ma alla fine si rimane solo noi tre. Per il ritorno, dato che ci attendono impegni, ci buttiamo in autostrada. Personalmente non sono grande fan delle autostrade...per me è un po' come l'aereo: quando ne prendi uno, ti perdi tutto quello che c'è sotto. E in autostrada ti perdi tutto quello che c'è in mezzo. Ma per una volta è anche bello sentire frullare il motore ai 120, con l'olio nuovo, appendersi al manubrio e zigzagare fra le corsie. Al tuo fianco un amico di cui ti fidi, ridin' a righteous chopper...



Ultimi saluti, rinnovando fra noi il patto di un'alleanza ribelle contro l'Impero. Nel garage, appena spenta la moto, sbraco su una sedia e guardo il mezzo. Ho già in mente i prossimi lavori, per ora mi gusto la visione di quella che comincia ad essere la moto che ho sempre immaginato. 



Non posso fare a meno di pensare che sia una sorta di ritratto di Dorian Gray, più o meno. Diventa sempre più bella; qualcos'altro sembra sempre peggio.
Ma una volta tanto i pensieri sulla piega che prendono le cose non mi buttan giù più di tanto; per una volta la lezione della giornata è un'altra.

Come ho detto, non è stato un giro epocale. Niente Dakar con un Ténéré sbiellato del '92, per dirne una. Non abbiamo raggiunto il Sudafrica su un Road King. Niente di tutto questo. Ma la morale, alla fine, è quella che Steve McQueen (eroe delle masse) dice nel già citato "On Any Sunday":
"Everytime I start thinking the world is all bad, then I start seeing people out there having a good time on motorcycles. It makes me take another look".
Allora fai un bel respiro, prova a guardarti intorno. Fa male il sole negli occhi, ma per una volta è un bel dolore. Guardalo fra i rami degli alberi mentre ci passi sotto. Magari sei comunque solo, ma oggi non ci hai pensato.
Benvenuta nuova settimana; arrivederci amica mia. Ci vediamo domenica prossima.

Ike

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