Yard Built Fest




Ehm sì dunque..come si faceva più sta roba? Cos'è che devo scrivere? Non mi ricordo più come si fanno i reportage. 

Forse perché non l'ho mai saputo. 

Yard Built Fest, Vallelunga, 2016.


Vabbé. Di quest'evento parecchio interessante tenutosi all'Autodromo Piero Taruffi di Vallelunga, io, non ne sapevo una mazza. Colpevolmente, oserei dire, ma anche te Vik potevi dirmi qualcosa belìn.

Me l'ha detto solo il giorno prima, e mi ha fatto pure alzare alle 9. Di sabato, roba che per me equivale ad alzarsi all'alba.



La mattinata è calda e pigra, e Andrea di Little Skull fa gli ultimi preparativi per lo scramblerino su base Honda XL che i due soci presenteranno all'evento, la prima creazione sotto il nome riunito di Moto Scomode (spettacolo!).


Fuori, un'Ironhead piano piano si prepara ai Pirenei e le onde dell'Atlantico. Vik mette in moto la bella creazione dal bianco telaio, e ci avviamo sulla Cassia bis.



Concedetemi un attimo fag, e lasciatemi dire che piacere sia fare strada di nuovo, anche se per pochi chilometri, con Greg a fianco. Che sia di buon auspicio per la stagione che si apre.



Arrivati al circuito, Vittorio entra con il pass gratuito benessere, mentre io ed Alfredo dobbiamo fare il biglietto. Entriamo e osserviamo un po' il parco moto, niente affatto male, no no no.


Due gàrrule BMW.




In un angolo, alcune inglesi con un certo qual pedigree riposano in attesa del giro in pista.


Norton, mi pare Atlas, fine anni '60 (mi pare).


Questa non è inglese ma è figa comunque.


Norton Commando Fastback, questa la so.





Non puoi dire England senza pensare Triumph.




Anche qualche italiana, come Guzzi o questo piccolo gioiellino della Motobi, si fanno notare.


E giapponesi, ovvio.


I riders iscritti al giro si preparano e partono per l'altro lato del circuito, dove stanno i paddock. Lollo è carico.




Questo strepitoso Trident prende vita come una bomba. Nel 1972 arrivò terza alla 200 Miglia di Imola, spiega un cartello attaccato sopra. La compressione dev'essere parecchia, considerata la sveglia che ci tira il pilota.




Partiti i riders, completiamo un giro del parcheggio, dove su tutti spicca la simpatia e la pasta aglio olio che Flavione porta nelle borze della sua epica Guzzi.


"Eurozero di nome e di fatto!" se la ride Flavio.




Quello che in assoluto mi piace di più di questi eventi è la varietà di marche e stili presenti, senza troppe arie e "celodurismi" di sorta (spettacolo gli anni '90 dai).


Questo bobberone di classe, se ricordate (ma perché poi dovreste), l'abbiamo già visto qui.

A quanto pare per stare nei paddock e fotografare ci voleva un "accredito"? Ma non lo avevo per cui amen. Sono andato finché non mi fermavano e non l'hanno fatto. Square 0 Barboni 1.



E di là del tunnel, un altro mondo, un altro modo per vivere la stessa cosa.


Questa mostruosa Ducati mi spaventa e affascina oltremodo, nello stesso momento. Questo genere di moto, nella loro primordiale potenza e nudità, trasuda terrore e velocità. Il suono dei loro motori apre voragini nel terreno e nell'animo, ad immaginare cosa si provi, a essere lanciati a gas spalancato su una moto così feroce. Sono moto animalesche, fiere meccaniche, bestie che si nutrono di olio e benzine da prestazione. Vivono sull'adrenalina, l'impulso e l'ossessione che danno al pilota.

O forse avevo un buco nello stomaco, e questo delirio era dovuto solo alla fame. 
Ma in fin dei conti miriadi di appassionati veri affollano questi posti nei weekend, con la loro passione istintiva e profonda, a dimostrare che tutto questo ha senso.


Ce l'ha? Perché non sono sicuro di essermi spiegato. 

Vabbè. Almeno la modalità sport della nuova macchina fotografica funziona.




Ma quanto tarrellano le Guzzi? Van come delle lippe.



Gironzolo ancora un po' fra i paddock, non proprio sicuro di poterlo fare, a guardarmi qualche altra moto-bestia.







Piccole incazzosissime Benelli.







Finalmente, dopo un panino alla mortadella trangugiato istericamente, entrano in pista i nostri amici.







Honda bomba!


Benny!!


I piloti fanno solo un giro, purtroppo, dopodiché torniamo dall'altro lato a trascorrere il pomeriggio a sudare, non mangiar niente, e bere birra.


Un Falcone in una veste alquanto insolita e parecchio figa. Il telaio è abbastanza simile a quello dei più tardi V7, ma non sono sicuro. 


Altre variegate e grintose motociclette sparse.


Una Ciava Z di qualche anno fa? Anche su questa sono colpevolmente impreparato. Bellina però.






Lo stand BMW mette a disposizione alcuni mezzi da provare. Volevo salire sul GSone ma "ripiego" sulla NineT. Mi diverto un sacco, ma sono rimasto interdetto da freni e sospensioni, mi aspettavo qualcosa di più se sotto stress. Divertentissima comunque!




Ma quella è una Royal Enfield? La mia ignoranza regna sovrana. 
Ma la moto ed il pilota regnano anche loro.


La classe e la brutalità della Trident.


Non si batte però l'Honda Daytona '70, replica di quella che con Dick Mann vinse la 200 Miglia di Daytona. Ci spiega Francesca, la pilota, che la moto è stata realizzata sotto la personale direzione del padre, dal meccanico Sergio Della Bella, su base CB750 K2 (intorno al '71-'72).


Eccola.


Altra flora e fauna del parcheggio.



A squarciare la quiete del tiepido meriggio ci pensano i ragazzi di Motoré che decidono di vandalizzare il parchetto giochi.


Benny dà il via.




Finalmente arriva il momento delle premiazioni, e i partecipanti si schierano davanti alla band.



Meno male, perché Flavione già se ne stava andando.


Le categorie dei premi sono...non me le ricordo. Come ho detto, pessimo reporter.


Ricordo che c'era miglior Scrambler e ha vinto un'Honda verde che non sono manco sicuro di aver fotografato (sorry). C'era miglior donna pilota e non ha vinto Vittorio (sorry). Per miglior Streetfighter ha vinto una streetfighter, e come miglior...moto? boh, ha vinto l'Honda Daytona, per l'appunto, meritatissima.



Mentre il sole della sera comincia a tramontare sui mezzi a riposo, con Vik ci prepariamo alla ride del ritorno.


E non c'è modo migliore di concludere una bella giornata. 
Come ho detto, il bello di questi eventi è proprio la varietà di motociclette, personaggi e momenti che offrono, in tranquillità, solo per stare insieme e condividere questa droga chiamata motocicletta (modo orribile di concludere la frase, ma è sera tardi e son stanco).

E di questo (della giornata, non del fatto che son stanco) va ringraziata Benedetta master-racer e tutti coloro che si sono prodigati per mettere insieme un raduno piacevole ed interessante, senza arie ma con tanto, tanto entusiasmo.


La vita è un biscotto ma se piove si scioglie!

(Non mi veniva una frase di chiusura).

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