L'avventura su due ruote di Fulvio attraverso l'Africa prosegue. L'avevamo lasciato, nel precedente articolo, a Sambailo... dove finirà oggi? Ci saranno altre interruzioni? Problemi? Disavventure?
Non ci resta che leggere di seguito..
Sambailo – San Luis, a spasso per la Teranga
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Sambailo – San Luis, a spasso per la Teranga
Entro in Senegal passando attraverso una frontiera che si estende su varie centinaia di metri. Controllo passaporti, dogana, tutti gli edifici distano varie decine di metri l’uno dall’altro, ogni volta tocca entrare in una stanza diversa e togliere e rimettere la sacca centrale per evitare di farsela alleggerire. Niente problema di visti, me lo fanno gratis all’entrata e pago solo 10 dollari per regolarizzare la moto.
Il paesaggio è cambiato, ora è piatto e arbustivo. La strada è ottima, non ci sono macchine, non c'è vento, tengo una media di cento allora che mi fa sperare di arrivare a Dakar prima del tramonto ma dopo neanche ottanta Km la moto non ne vuole più sapere di avanzare. Appena accelero, si ingolfa. Si accende, rimane accesa ma appena supero i duemila giri si spegne. Smonto la candela, il carburatore, ma non riesco a capire la causa del problema e penso a qualcosa di elettrico.
Impossibile proseguire in queste condizioni.
Riesco a trovare un meccanico di passaggio nel mezzo del nulla che dopo aver aperto il rubinetto, immediatamente identifica il problema. Mi hanno rifilato benzina tagliata con acqua, olio di palma e olio motore, secondo l’analisi chimica gustativa del meccanico che ha assaggiato il carburante. Smontiamo il serbatoio e ripuliamo tutto e questa volta faccio il pieno da una stazione rispettabile.
Il paesaggio è cambiato, ora è piatto e arbustivo. La strada è ottima, non ci sono macchine, non c'è vento, tengo una media di cento allora che mi fa sperare di arrivare a Dakar prima del tramonto ma dopo neanche ottanta Km la moto non ne vuole più sapere di avanzare. Appena accelero, si ingolfa. Si accende, rimane accesa ma appena supero i duemila giri si spegne. Smonto la candela, il carburatore, ma non riesco a capire la causa del problema e penso a qualcosa di elettrico.
Impossibile proseguire in queste condizioni.
Riesco a trovare un meccanico di passaggio nel mezzo del nulla che dopo aver aperto il rubinetto, immediatamente identifica il problema. Mi hanno rifilato benzina tagliata con acqua, olio di palma e olio motore, secondo l’analisi chimica gustativa del meccanico che ha assaggiato il carburante. Smontiamo il serbatoio e ripuliamo tutto e questa volta faccio il pieno da una stazione rispettabile.
Arrivato a Kaolack, vedo in lontananza il lago da cui estraggono il sale, guardo l'ora e calcolo che mi dovrebbero rimanere ancora tre ore di luce. Senza esitare lascio la strada asfaltata e mi avvio verso il lago attraversando la crosta di sale a velocità sostenuta, immaginando per un attimo i bolidi che sfrecciano che fanno il chilometro lanciato nel lago di sale di Boneville o del Mojave.
La realtà si rivela diversa e la moto comincia all’improvviso a perdere drammaticamente velocità e capisco della cavolata che ho appena fatto. Scalo le sei marce e accelero come un forsennato ma la cosa non mi aiuta a riprendere velocità. Sono entrato, anzi mi sono piantato, proprio il caso di dirlo, nella zona di fango che sembrava secco in superficie, ma si è rivelato morbidissimo. Cerco di tirare su la moto ma, sprofondo a mia volta nel fango, impossibile uscire da solo da questa situazione surreale. Mi guardo intorno ma sono a un paio di chilometri dalla strada asfaltata, decido invece di camminare verso il lago guardandomi intorno e pensando ottimisticamente di trovare un pescatore oppure qualche personaggio errante. Dopo dieci minuti vedo in lontananza degli uomini lavorare nella salina, li saluto e cerco di spiegare il mio problema un po’ imbarazzato pensando al fatto che stavo facendo il pagliaccio in una salina.
Quando gli indico la moto, un puntino giallo nel lago di fango finalmente capiscono che mi serve aiuto e mi chiedono quanto pagherò per il servizio. Metto una mano in tasca e mannaggia, ho solo un biglietto da diecimila franchi. Gli chiedo di darmi il resto, mille a testa mi sembrano una cifra più che ragionevole che per loro rappresenta un giorno di lavoro se mi ricordo bene le tariffe della manovalanza che impiegavamo.
Arrivo il giorno dopo a Dakar ma dalla catena sale uno strano rumore, un wosh wosh preoccupante mai sentito prima. Trovo un meccanico, spiego il problema e mentre cominciamo a smontare vediamo che é piena di fango ovunque. Con molta pazienza, un po’ di benzina e una specie di pennello di ferro me la pulisce tutta, ecco da dove veniva il rumore, penso tra me e me. Smonta il pignone e mi dice che è da cambiare, non reggerà ancora molto a lungo. Gli do i soldi e lui sparisce immediatamente nel mercato oltre la strada. Venti minuti dopo torna con le pive nel sacco e mi dice che non ha trovato nessuna rotella che possa fare al caso mio. Me la rimonta e gli chiedo se reggerà ancora cinquemila Km? "Inshallah", mi risponde laconico, il primo di una lunga serie che sentirò d'ora in avanti.
Nel prezzo é compresa anche una lavata, la prima e l'ultima del viaggio. Riparto un po’ preoccupato, continuo a sentire il wosh wosh e mi sembra che la moto abbia perso potenza, immaginazione o realtà? Non staro somatizzando al posto della moto?
Approfitto delle giornate a Dakar per lavare i miei vestiti, fare il visto per la Mauritania (altri cento dollari) e cercare i pezzi di ricambio. Non riesco a trovare né un pignone, né una catena, né una camera d'aria, né un copertone né un meccanico che conosca questo tipo di moto. Insomma un buco nell'acqua.
Pazienza, partirò con il copertone usato e i quattro buchi nella camera d'aria, sicuro che reggeranno, penso un po’ troppo ottimisticamente. Ma ecco che ricomincia la sfortuna, buco un’ennesima volta ma non ho voglia di cercare un gommista, entro in un bar in riva al mare per bere una birra per rilassarmi. Purtroppo non vendono alcolici e il sole sta tramontando. Che fare? Esco mogio mogio e trovo due francesi che contemplano la targa e cercano d’indovinare da quale paese possa venire la moto. Parliamo e ne approfitto per chiedere se conoscono un riparatore di gomme. Fortunatamente sì, uno dei due mi fa cenno di seguire lo scooter. Era proprio lì dietro, ma non l'avrei mai scovato da solo. Il più anziano avrà 18 anni, studia la moto attentamente e con un cric a croce preso in prestito da una macchina a cui stavano cambiando la gomma, riesce a smontare la ruota. La camera d'aria ha altri due buchi. Siamo a quota sei, pero proprio lì appesa c’è una camera d'aria nuova di zecca. Dopo tante sfortune finalmente una buona notizia, è proprio della mia misura! Leopold mi assicura che domani mi troverà anche un copertone nuovo.
Riparto per San Luis tutto contento e sempre piú convinto di farcela
Pazienza, partirò con il copertone usato e i quattro buchi nella camera d'aria, sicuro che reggeranno, penso un po’ troppo ottimisticamente. Ma ecco che ricomincia la sfortuna, buco un’ennesima volta ma non ho voglia di cercare un gommista, entro in un bar in riva al mare per bere una birra per rilassarmi. Purtroppo non vendono alcolici e il sole sta tramontando. Che fare? Esco mogio mogio e trovo due francesi che contemplano la targa e cercano d’indovinare da quale paese possa venire la moto. Parliamo e ne approfitto per chiedere se conoscono un riparatore di gomme. Fortunatamente sì, uno dei due mi fa cenno di seguire lo scooter. Era proprio lì dietro, ma non l'avrei mai scovato da solo. Il più anziano avrà 18 anni, studia la moto attentamente e con un cric a croce preso in prestito da una macchina a cui stavano cambiando la gomma, riesce a smontare la ruota. La camera d'aria ha altri due buchi. Siamo a quota sei, pero proprio lì appesa c’è una camera d'aria nuova di zecca. Dopo tante sfortune finalmente una buona notizia, è proprio della mia misura! Leopold mi assicura che domani mi troverà anche un copertone nuovo.
Riparto per San Luis tutto contento e sempre piú convinto di farcela
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