59° Elefantentreffen 2015 / Solla: il mio primo Elefante! Parte 4

IL RITORNO: problemi notturni, il risveglio, la buca, la foresta innevata, preparativi, Innsbruck, Brennero, Garda, casa.

Parte 1 - Parte 2 - Parte 3 - Parte 4


Non ha ancora smesso di nevicare. Penso tra me e me quando, verso le 5 di notte, mi sveglio con il sacco a pelo bagnato.
Deve essere entrata acqua dalle cuciture. Il monotelo della tenda Ferrino ha retto quanto ha potuto. Tocco il telo, ci saranno circa 10 cm di neve.
Magari è la condensa formata dentro alla tenda.
Magari tutte e due le cose.
Francesco dorme beato. Solo in quel momento mi accorgo del dislivello, siamo leggermente in pendenza. Ovviamente sono io quello più in basso e nel catino della tenda si è formata una pocia d'acqua. Sotto al sacco a pelo. Al mio sacco a pelo.
Murphy. L'unica vera legge che governa l'universo.

È da circa 2 ore che lotto per addormentarmi, senza troppo successo. Le calze sono bagnate, fuori fa freddo, c'è buio e, dentro al sacco a pelo a mummia, non riesco a muovermi.
L'unica cosa che posso fare è aspettare. Dovrò armarmi di pazienza. Tanta pazienza.
Verso le 6-6:15 di mattina inizio a sentire i rumori degli orsi che, dalle tende vicine, iniziano ad aprire gli occhi. Qualcuno è già in piedi e sta riaccendendo il fuoco.
Ottima idea! È quello che mi ci vuole, per scaldarmi e soprattutto asciugarmi.
In qualche modo riesco a vestirmi senza svegliare Francesco. Almeno per il momento, perché appena apro la cerniera della tenda, una ventata fredda entra di prepotenza che fa da preludio ad un "ma che cazz..." di Francesco che si sveglia di soprassalto.




Il paesaggio è incredibile, tutto è ricoperto di neve. A stento riesco a trovare i resti del fuoco della sera prima, ma con grande sorpresa, la brace è ancora calda. Basta un po' di carta e la piccola fiamma dell'accendino che il fuoco riprende vita, anche lui, dopo la rigida nottata.

Una volta recuperata una temperatura corporea decente, il primo pensiero va alla mia moto, rimasta insieme alle sue amiche lungo la strada che porta al raduno.
La batteria avrà retto alla nottata? Riuscirò a riaccenderla? Questi pensieri mi ronzano in testa mentre mi dirigo verso l'Harley.





Eccola lì, ricoperta di neve, bellissima come sempre. Che avventura penso tra me e me, che avventura! Ora arriva il punto cruciale, si accenderà?
Giro il quadro, schiaccio il Run, e trattengo il fiato mentre premo con decisione lo Start.
Un attimo di silenzio che dura minuti e via, sento il boato delle Supertrapp, le luci che si accendono e la Dyna inizia a vibrare come un vecchio trattore. Immensa.
Dopo un paio di minuti spengo la moto e torno alla tenda. Ora è il mio turno, tocca a me accendermi con un caffè e qualcosa da mangiare.
















Dopo aver smontato la tenda e caricato i bagagli sulla moto, facciamo finalmente colazione con caffè, tè, uova strapazzate e pane. Siamo in Germania in fin dei conti.












Dopo un breve giro del raduno è giunto, ahimè, il momento di partire. Dopo neanche un metro già mi manca tutto, la buca, la tenda, il fuoco, gli strani vicini. Non sono ancora uscito dall'area del raduno che già penso all'edizione dell'anno prossima, la 60°, che figata!





La notte di sabato la passeremo a Innsbruck, domenica è previsto il rientro a Milano.





Domenica, verso l'ora di pranzo, siamo in zona Lago di Garda. Così ci fermiamo a mangiare in un ristorante sulla sponda est del lago con vista lago. Ce lo siamo meritati.





Al rientro a casa l'Harley è zozza. Sale, fango, terra e morchia formano uno strato costante su tutta la superficie della moto.


Domenica sera la passo in compagnia al Blues Bikers Pub a Milano in Via Brioschi dove, con grande orgoglio, attacco sul muro un piccolo ricordo di questi fantastici 4 giorni.



Appesa la spilletta in casa come trofeo, posso andare a dormire esausto ma felice dell'esperienza vissuta.
Ora Eden puoi ben dirlo, sono diventato motociclisticamente maggiorenne.


See you soon on the road,
Jack

Parte 1 - Parte 2 - Parte 3 - Parte 4


Commenti